
Potenza Sotto Inchiesta: Scandali, Toghe Sotto Tiro e Ombre sulla Giustizia Lucana
(Sezione 1) Introduzione: Malagiustizia a Potenza – Un Sistema Sotto Scrutinio
Potenza, capoluogo della Basilicata, non è solo un centro amministrativo regionale, ma anche una sede giudiziaria che, negli ultimi decenni, si è trovata ripetutamente al centro di aspre controversie, inchieste clamorose e scandali che hanno sollevato interrogativi profondi su episodi di presunta “malagiustizia” – intesa sia come errori giudiziari che come deviazioni dalla corretta amministrazione della giustizia. Questo articolo si propone di esaminare alcune delle vicende più emblematiche che hanno coinvolto la Procura della Repubblica e il Tribunale di Potenza, analizzando casi specifici, figure di magistrati finite sotto i riflettori, presunte infiltrazioni esterne e le risposte degli organi di vigilanza.
Il contesto italiano non è nuovo a momenti di forte tensione e scrutinio nei confronti del sistema giudiziario; basti pensare all’impatto storico di inchieste come “Mani Pulite”, che misero a nudo la collusione tra politica e imprenditoria, coinvolgendo anche procure diverse da quella milanese.1 Tuttavia, la concentrazione di vicende controverse nel distretto giudiziario potentino suggerisce la necessità di un’analisi focalizzata. Scrutinare l’operato della magistratura è un esercizio delicato ma fondamentale in una democrazia, bilanciando il rispetto per l’indipendenza dei giudici con il diritto di cronaca e la necessità di trasparenza, garantita anche da organi come il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). La stampa, in particolare quella regionale come la Gazzetta del Mezzogiorno 2 e il Quotidiano del Sud 9, ha svolto un ruolo cruciale nel portare alla luce molte di queste criticità, talvolta evidenziando anche casi di estrema lentezza giudiziaria, come la vicenda del giornalista Beppe Lopez, costretto ad attendere 23 anni per una causa di lavoro presso il Tribunale di Potenza.14
Questo lavoro intende quindi ricostruire la trama di alcune delle inchieste più significative, come “Toghe Lucane” 15, analizzare la condotta di specifici magistrati al centro di polemiche, come il giudice Federico Sergi 10 e il PM Vincenzo Montemurro 9, esporre presunte influenze esterne come l’infiltrazione mafiosa nel cuore stesso del Palazzo di Giustizia 24, e valutare l’efficacia dei meccanismi di controllo, basandosi su fonti giornalistiche e atti documentati. La natura ricorrente e variegata degli scandali emersi a Potenza nel corso degli anni 5 solleva inevitabilmente il dubbio che non si tratti solo di episodi isolati, ma di possibili segnali di debolezze sistemiche nell’ambiente giudiziario locale. Inoltre, il fatto che indagini rilevanti sui magistrati potentini siano state affidate a procure esterne (come Catanzaro per “Toghe Lucane” 17 o Salerno per altre vicende 22) indica come, in diverse occasioni, la stessa autorità giudiziaria abbia percepito un rischio, reale o potenziale, di parzialità nel gestire internamente tali delicate questioni, rafforzando l’idea di problematiche radicate che potrebbero aver influenzato l’integrità dell’intero sistema locale.
(Sezione 2) L’Inchiesta “Toghe Lucane”: Anatomia di un Terremoto Giudiziario e le Sue Macerie
Nei primi anni 2000, un vero e proprio terremoto giudiziario scosse la Basilicata: l’inchiesta denominata “Toghe Lucane”. Avviata tra il 2003 e il 2007 dal pubblico ministero Luigi De Magistris, all’epoca in servizio presso la Procura di Catanzaro 15, l’indagine ipotizzava l’esistenza di un presunto “comitato d’affari” radicato in regione. Secondo l’accusa, questo sodalizio avrebbe visto la partecipazione di figure di spicco della politica, della magistratura, dell’imprenditoria e delle forze dell’ordine.17 Tra gli indagati eccellenti figuravano politici come l’ex governatore lucano e sottosegretario del governo Prodi, Filippo Bubbico (PD), e l’ex senatore di AN e membro del CSM, Nicola Buccico (poi divenuto sindaco di Matera).16 Coinvolti anche numerosi magistrati lucani, tra cui i procuratori della Repubblica di Potenza e Matera, Giuseppe Galante e Giuseppe Chieco, il presidente…source Genovese, e un giudice del Tribunale di Matera, Rosa Bia. Successivamente, l’inchiesta coinvolse anche il procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano.17
Le accuse spaziavano dalla corruzione all’abuso d’ufficio e all’associazione per delinquere 16, e si concentravano sulla presunta gestione illecita di interessi in settori chiave come il turismo, la sanità e le banche.17 Nel mirino finì il progetto turistico di Marinagri, con un sequestro poi annullato dal Tribunale del Riesame, legato a presunte omissioni investigative da parte del procuratore Chieco.17 La sanità fu un altro filone caldo, con al centro la PM Genovese, moglie dell’allora direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, Michele Cannizzaro.17 Infine, furono esaminati i rapporti tra la giudice Granese e la Banca Popolare del Materano.17 L’inchiesta produsse una mole enorme di documentazione, stimata in circa 250.000 pagine.25
Le conseguenze immediate furono notevoli: il procuratore Galante si fece decadere dalla magistratura, Cannizzaro si dimise dalla direzione dell’ospedale, mentre il CSM dispose i trasferimenti della PM Genovese a Roma e della giudice Granese alla Corte d’Appello della capitale.17 L’inchiesta ebbe ripercussioni anche a livello ispettivo: l’Ispettorato Generale del Ministero di Giustizia, in una relazione del 2007, propose l’esercizio dell’azione disciplinare non solo nei confronti di De Magistris e del Procuratore di Catanzaro Lombardi, ma anche verso magistrati potentini sentiti come testimoni da De Magistris, tra cui Vincenzo Montemurro, Alberto Iannuzzi e Rocco Pavese, per la loro condotta nell’ambito delle dichiarazioni rese.23
Tuttavia, l’imponente castello accusatorio crollò progressivamente. Un punto di svolta fu la decisione del GIP di Catanzaro di disporre l’archiviazione per trenta indagati, definendo l’impianto accusatorio “lacunoso” e non idoneo a sostenere nemmeno un’udienza preliminare.16 Le accuse di un “comitato d’affari” e di una “cupola di magistrati” svanirono.16 Negli anni successivi, i procedimenti derivati si conclusero con assoluzioni, come quella dell’ex magistrato Gaetano Bonomi nel filone “bis” e “tris” dell’inchiesta, ponendo fine a una saga giudiziaria durata quasi vent’anni.15 L’esito finale fu descritto come una completa “disfatta giudiziaria” per l’impostazione di De Magistris.15
La vicenda di “Toghe Lucane” lascia un’eredità complessa e interpretazioni contrastanti. Da un lato, i sostenitori dell’inchiesta potrebbero vederla come un tentativo coraggioso, seppur fallito, di scoperchiare un sistema di potere occulto, forse ostacolato da resistenze interne ed esterne.26 Dall’altro, i critici evidenziano il fallimento processuale come prova di un’indagine forse viziata da eccessi o carenze probatorie, che ha comunque inflitto danni reputazionali e professionali significativi agli indagati.16 Come amaramente notato da un commentatore, “la storia di ‘toghe lucane’ è una delle peggiori fotografie della nostra magistratura”.16 È significativo anche che il GIP, nell’archiviare, abbia ritenuto non provata alcuna interferenza illecita contro un altro PM potentino spesso al centro di polemiche, Henry John Woodcock, e le sue inchieste.16 Il crollo totale di un’inchiesta di tale portata, con accuse così gravi rivolte a figure istituzionali di primo piano 17, solleva inevitabilmente interrogativi cruciali sugli standard probatori richiesti, sul rischio di strumentalizzazione politica delle indagini giudiziarie e sull’enorme costo umano e professionale che tali vicende comportano per le persone coinvolte, indipendentemente dall’esito finale.15 Inoltre, l’inchiesta stessa divenne un catalizzatore di ulteriori tensioni e procedimenti disciplinari all’interno della magistratura, estendendo lo scrutinio ben oltre gli originari indagati e coinvolgendo gli stessi investigatori e i magistrati chiamati a testimoniare 23, segno di profonde fratture interne generate dalla vicenda.
(Sezione 3) Infiltrazioni e Intimidazione: Lo Scandalo del Bar del Tribunale Gestito dalla Mafia
Un evento particolarmente inquietante ha scosso le fondamenta del Palazzo di Giustizia di Potenza nel novembre 2021. Un blitz della Polizia di Stato portò alla luce una realtà sconcertante: il bar situato all’interno della struttura che ospita la Procura e il Tribunale era gestito da soggetti ritenuti affiliati a un clan mafioso locale.24 Questa operazione, frutto di due anni di indagini, culminò con l’arresto di 37 persone.28
Il gruppo criminale identificato è il clan Martorano-Stefanutti.28 Le indagini lo descrivono come un’organizzazione autoctona radicata nel potentino, ma con solide alleanze strategiche sia con altre cosche locali (come i Di Muro-Delli Gatti di Melfi e i gruppi Scarcia e Mitidieri di Matera) sia, soprattutto, con potenti famiglie della ‘Ndrangheta calabrese, tra cui i Bellocco, i Nicoscia e i Grande Aracri.29 Le attività illecite attribuite al clan spaziano dal traffico di stupefacenti all’estorsione, al racket (“protection rackets”), fino all’infiltrazione nei sindacati.28 Il contesto criminale in cui opera il clan è segnato anche da episodi di violenza, come un attentato dinamitardo davanti a un bar di Potenza legato a faide interne 30, e le indagini hanno collegato alcuni membri del gruppo anche a fatti di sangue passati, come l’omicidio di Giancarlo Tetta nel 2008, inserito nella faida del Vulture.31
La scoperta che un’organizzazione di tale calibro gestisse un’attività commerciale proprio all’interno del tribunale assume una valenza simbolica devastante. Non si tratta semplicemente di un’attività criminale comune, ma di una vera e propria infiltrazione nel cuore pulsante dell’amministrazione della giustizia. Rappresenta una sfida sfrontata all’autorità dello Stato e solleva interrogativi gravissimi sulle procedure di sicurezza, sui controlli per l’assegnazione degli appalti interni, sulla verifica dei gestori e su possibili negligenze o, peggio, connivenze all’interno dell’apparato amministrativo giudiziario. Il fatto che un clan mafioso 28 potesse operare indisturbato in un luogo così sensibile 24 suggerisce una potenziale falla sistemica nella capacità dell’istituzione giudiziaria di proteggere sé stessa dalle influenze criminali che è chiamata a combattere. Questo episodio, sommato ad altre vicende controverse che hanno coinvolto direttamente i magistrati, rischia di minare profondamente la fiducia dei cittadini nella capacità della giustizia potentina di operare in modo imparziale, sicuro e al riparo da condizionamenti esterni.24
(Sezione 4) Figure Controverse Sotto i Riflettori
Al di là delle grandi inchieste e delle infiltrazioni esterne, l’attenzione si è concentrata anche sulla condotta di singoli magistrati operanti a Potenza, le cui vicende personali e professionali sono state oggetto di indagini, procedimenti disciplinari e ampio dibattito mediatico.
(Sottosezione 4.1) Giudice Federico Sergi: Un Percorso Segnato da Controversie?
Il nome del giudice Federico Sergi è emerso in diverse circostanze controverse. Nel luglio 2022, il CSM ha accolto la sua richiesta volontaria di trasferimento da Potenza, motivandola come misura “in prevenzione” per incompatibilità ambientale.10 Questa decisione era legata all’inchiesta nota come “Sistema Salinardi” o “Inchiesta Ruoti”, che vedeva coinvolto un imprenditore locale, Roberto Angelo Salinardi, ritenuto vicino ad ambienti politici e accusato di vari reati. Il trasferimento di Sergi (e contestualmente, d’ufficio, quello di Aldo Gubitosi, allora presidente del Tribunale del Riesame di Potenza) scaturì da intercettazioni telefoniche che rivelavano contatti tra i magistrati e l’imprenditore Salinardi, suggerendo una potenziale compromissione dell’immagine di imparzialità.10 Le conversazioni riguardavano, tra le altre cose, presunti favori come uno sconto sull’acquisto di un’auto per il giudice.10
Tuttavia, la carriera di Sergi era già stata segnata da precedenti episodi problematici, come riportato da inchieste giornalistiche, tra cui il Dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera.19 Nel 2009, Sergi fu coinvolto in un incidente stradale mentre era presumibilmente in stato di ebbrezza; ne seguì un alterco con i Carabinieri intervenuti, che culminò con calci e pugni ai militari e il suo arresto (dal quale fu poi assolto penalmente). Questa vicenda portò il CSM a disporre una sospensione cautelare dalle funzioni e dallo stipendio per due anni.19 Successivamente, rientrato in servizio, Sergi sarebbe stato trovato da colleghi in bagno, all’interno del tribunale, in uno stato alterato attribuito all’effetto di sostanze stupefacenti. Nonostante la Procura Generale della Cassazione avesse richiesto la sua rimozione dalla magistratura, il CSM optò per una sanzione più lieve, una sospensione dalle funzioni (non cautelare questa volta), ravvisando una “cesura” con il passato e quindi una possibilità di recupero.19 Dopo il trasferimento da Potenza, Sergi ha continuato a esercitare le funzioni giudiziarie, come dimostra la sua presenza come giudice monocratico in un processo a Brindisi nel giugno 2024.32
Queste vicende si inseriscono in un contesto potentino già segnato da altre tensioni e “follie”, come definite da alcune fonti di stampa, che hanno portato anche a interrogazioni parlamentari sull’operato della giustizia locale.33 La sequenza degli eventi che hanno coinvolto il giudice Sergi – l’incidente del 2009 e le sue conseguenze disciplinari 19, il successivo episodio legato all’uso di sostanze 19, e infine il trasferimento per incompatibilità legato al caso Salinardi 10 – delinea un percorso professionale costellato di criticità. Le risposte del CSM, pur intervenendo con sospensioni e accettando il trasferimento, non sono arrivate alla misura più drastica della rimozione, nemmeno quando richiesta dalla Procura Generale.19 Ciò solleva interrogativi sulla soglia considerata intollerabile per la permanenza in magistratura e sull’adeguatezza delle sanzioni disciplinari nel rispondere a comportamenti che possono minare la fiducia nell’istituzione giudiziaria.
(Sottosezione 4.2) PM Vincenzo Montemurro: Tra Lotta alla Mafia, Conflitti e Nodi Disciplinari
Figura complessa e divisiva, il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro è stato per anni uno dei volti di punta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Potenza. A lui si devono importanti inchieste che hanno colpito presunti intrecci tra criminalità organizzata, politica e affari in Basilicata 34, indagando su fenomeni di riciclaggio, infiltrazioni mafiose 35, minacce a magistrati 36 e gravi fatti di sangue, come omicidi legati a vendette.37
Tuttavia, la sua carriera è stata anche caratterizzata da forti tensioni interne alla Procura di Potenza e da rilievi di natura disciplinare. Particolarmente noto è stato lo scontro con il Procuratore Capo Francesco Curcio, descritto come una vera e propria “guerra giudiziaria”.9 Il conflitto riguardava le competenze sulla lotta ai clan e portò Curcio a revocare la delega antimafia a Montemurro, decisione contro cui quest’ultimo presentò ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).9
Sul fronte disciplinare, Montemurro ha ricevuto una “censura” (una sanzione formale di biasimo) dal CSM nel luglio 2017.21 Questa sanzione, tuttavia, non era legata al suo operato a Potenza, ma a fatti avvenuti durante il suo precedente incarico presso la Procura di Salerno. L’indagine salernitana riguardava ipotesi di corruzione, associazione a delinquere e accesso abusivo a sistemi informatici, coinvolgendo imprenditori, cancellieri e avvocati.21 Ancor prima, nel 2008-2009, era emersa una questione procedurale significativa: un’ordinanza del GIP di Salerno e un’interrogazione parlamentare sollevarono il dubbio che la Procura competente avesse omesso di comunicare tempestivamente al CSM la pendenza di un procedimento penale a carico di Montemurro prima che il CSM stesso ne deliberasse il trasferimento (all’epoca da Potenza a Salerno). Secondo il GIP, se il CSM fosse stato informato, avrebbe potuto valutare diversamente il trasferimento per evidenti ragioni di incompatibilità.22
Inoltre, il nome di Montemurro era comparso anche nelle vicende legate a “Toghe Lucane”. Come già accennato, la relazione dell’Ispettorato del Ministero della Giustizia del 2007 proponeva l’avvio di un’azione disciplinare nei suoi confronti (insieme ai colleghi Iannuzzi e Pavese) per la condotta tenuta come persona informata sui fatti (testimone) nell’ambito dell’inchiesta condotta da De Magistris.23 Infine, è stata riportata una controversia relativa al presunto tentativo da parte di Montemurro di utilizzare registrazioni riguardanti l’ex agente dei servizi segreti Lorenzo Cossidente.38
È importante precisare che, sebbene la richiesta iniziale menzionasse una presunta condanna per rivelazione di segreti d’ufficio o favoreggiamento, le fonti esaminate confermano l’esistenza di procedimenti disciplinari, una sanzione di censura per fatti avvenuti a Salerno 21, e altre controversie procedurali e di condotta 22, ma non forniscono prova di una condanna penale specifica per tali reati a Potenza. La figura di Montemurro appare quindi quella di un magistrato indubbiamente attivo sul fronte antimafia 34, ma la cui carriera è stata segnata da aspri conflitti interni 9 e da ripetuti rilievi disciplinari o procedurali 21, rendendo complessa una valutazione univoca del suo operato. La ricorrenza di attenzioni da parte degli organi di vigilanza (CSM, Ministero) in contesti diversi suggerisce un profilo professionale che ha più volte suscitato perplessità o censure formali, anche se non sempre sfociate nelle sanzioni più gravi.
(Sezione 5) Il Paesaggio Giudiziario Potentino: Altre Criticità Emerse
Oltre agli scandali di vasta eco mediatica e alle figure di magistrati più controverse, il sistema giudiziario potentino è stato teatro di altre vicende significative e sembra soffrire di problemi strutturali che ne influenzano l’efficienza e la percezione pubblica.
Una delle inchieste più rilevanti degli ultimi anni è stata quella sulla sanità lucana, esplosa nel luglio 2018. L’indagine, coordinata dalla Procura di Potenza, ipotizzava un sistema diffuso di concorsi e gare d’appalto truccate nel settore sanitario regionale. L’operazione portò a 22 misure cautelari, coinvolgendo figure di altissimo livello: l’allora Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella (finito agli arresti domiciliari), i commissari delle due principali aziende sanitarie lucane (Pietro Quinto dell’ASM Matera, in carcere, e Giovanni Chiarelli dell’ASP Potenza, ai domiciliari), oltre a dirigenti amministrativi e imprenditori.5 L’inchiesta, nata da una denuncia su presunte irregolarità in una convenzione con un’associazione di volontariato, si estese fino a coinvolgere anche figure della ASL di Bari, come il direttore generale Vito Montanaro 5, evidenziando presunti intrecci corruttivi tra politica, amministrazione e imprese.
Altri casi specifici, pur di minore portata, contribuiscono a delineare un quadro complesso:
- Un processo per un presunto giro di Rolex e Omega falsi, che ha visto coinvolta anche una figura nota localmente come Ida Bollettino, si è concluso in gran parte con la dichiarazione di prescrizione dei reati, impedendo un accertamento definitivo nel merito.3 Questo esito solleva interrogativi sull’efficacia e la tempestività della risposta giudiziaria.
- Un’indagine ha riguardato la falsificazione di titoli di studio e abilitazioni professionali, in particolare nel settore sanitario, con accuse di aver falsamente attestato tirocini obbligatori o aiutato candidati durante gli esami, minando i principi di uguaglianza e potenzialmente il diritto alla salute.39
- Un caso di presunto “porno-ricatto” ai danni di un ex assessore comunale di Potenza ha visto sviluppi successivi con accuse di diffamazione orchestrata.6
- La già citata vicenda del giornalista Beppe Lopez, costretto ad attendere 23 anni per una sentenza su un licenziamento, rappresenta un esempio emblematico e sconcertante delle lungaggini processuali che possono affliggere il sistema.14
- Il Tribunale di Potenza si è trovato anche a gestire procedimenti complessi provenienti da altri distretti, come l’inchiesta sulla cosiddetta “Giustizia Truccata” che coinvolgeva magistrati di Trani, trasferita a Potenza per competenza territoriale 8, aggiungendo ulteriore carico di lavoro a un ufficio già sotto pressione.
Queste criticità operative si sommano a problemi strutturali denunciati dagli stessi operatori della giustizia. In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, è stata più volte segnalata la grave “carenza di organici” come una delle maggiori criticità che affliggono gli uffici giudiziari potentini.40 Questa mancanza di risorse umane, sia tra i magistrati che tra il personale amministrativo, rischia di compromettere non solo l’efficienza del sistema, ma anche l’autonomia e l’indipendenza della magistratura garantite dalla Costituzione.40 Come osservato da un ex presidente reggente della Corte d’Appello di Potenza, il problema dell’inaccettabile durata dei processi è annoso e richiede non solo interventi normativi, ma anche un impegno culturale e risorse adeguate, spesso carenti.12 Il quadro che emerge, quindi, non è solo quello di scandali individuali, ma di un sistema giudiziario gravato da ritardi cronici 14, risorse insufficienti 40 e dalla difficoltà nel gestire casi complessi di corruzione e criminalità 5, tutti fattori che contribuiscono a una percezione di “malagiustizia” anche quando non vi è dolo o colpa specifica dei singoli operatori. Il frequente ricorso alla prescrizione 3 diventa così un sintomo di questa inefficienza sistemica, negando di fatto una risposta definitiva di giustizia.
(Sezione 6) Vigilanza e Responsabilità: Il Ruolo del CSM sui Magistrati di Potenza
Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) è l’organo di autogoverno della magistratura ordinaria italiana, cui la Costituzione affida compiti cruciali come le nomine, i trasferimenti, le promozioni e, soprattutto, i procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati.41 La Sezione Disciplinare del CSM è composta da membri togati e laici e ha il potere di irrogare diverse sanzioni, graduate in base alla gravità dell’illecito: l’ammonimento, la censura, la perdita di anzianità, l’incapacità temporanea di esercitare funzioni direttive o semidirettive, la sospensione dalle funzioni e, nei casi più gravi, la rimozione dall’ordine giudiziario.41 Il trasferimento d’ufficio può essere disposto come sanzione accessoria o come misura cautelare.41 La normativa (D.Lgs. 109/2006) ha introdotto il principio di tipicità degli illeciti disciplinari, specificando i comportamenti sanzionabili sia nell’esercizio delle funzioni che al di fuori di esse, e prevedendo che fatti di scarsa rilevanza non configurino illecito.41 L’azione disciplinare è promossa dal Ministro della Giustizia o dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione.43
Negli anni, il CSM è intervenuto più volte su vicende riguardanti magistrati in servizio a Potenza. Ripercorrendo i casi trattati in questo articolo:
- Federico Sergi: Ha subito una sospensione cautelare di due anni dopo l’incidente del 2009, una successiva sospensione dalle funzioni (non la rimozione richiesta dal PG) dopo l’episodio legato all’uso di sostanze 19, e infine il suo trasferimento volontario per incompatibilità ambientale è stato accolto dal CSM nel 2022.10
- Vincenzo Montemurro: È stato sanzionato con la censura nel 2017 per fatti relativi al suo periodo a Salerno.21 È emersa la questione della mancata comunicazione al CSM di procedimenti a suo carico prima del trasferimento a Salerno.22 L’Ispettorato ministeriale aveva proposto azione disciplinare per la sua condotta come testimone in “Toghe Lucane”.23
- Aldo Gubitosi: È stato trasferito d’ufficio dal CSM per incompatibilità ambientale, sempre nell’ambito dell’inchiesta Ruoti/Salinardi.10
- Felicia Genovese e Iside Granese: Sono state trasferite dal CSM (a Roma) durante l’inchiesta “Toghe Lucane”.17
- Claudia De Luca: Il CSM è stato chiamato a valutare la sua professionalità per il periodo 2008-2009 a Potenza, sospesa all’epoca per procedimenti penali e disciplinari poi conclusi con una sanzione disciplinare. La valutazione verteva su criticità come l’uso del telefono d’ufficio per chiamare cartomanti e indagini basate su esposti anonimi. La commissione competente ha trasmesso al Plenum del CSM due proposte contrastanti (una favorevole e una sfavorevole allo scatto di anzianità), segno di valutazioni divergenti all’interno dello stesso organo.13
Il dibattito sull’efficacia e sulla severità delle sanzioni disciplinari irrogate dal CSM è costante.42 Alcuni osservatori ritengono che le sanzioni siano spesso troppo miti o tardive, non riuscendo a incidere realmente sulla carriera dei magistrati o a fungere da deterrente efficace.44 Altri difendono l’equilibrio del sistema, volto a garantire l’indipendenza della magistratura anche da possibili pressioni interne. Recentemente, la Corte Costituzionale è intervenuta dichiarando illegittima la rimozione automatica di un magistrato a seguito di una condanna penale non sospesa, sottolineando la necessità che la Sezione Disciplinare valuti sempre la proporzionalità della sanzione espulsiva rispetto al fatto commesso, considerando l’impatto sui diritti fondamentali della persona.45
Per fornire un quadro d’insieme, si riporta una tabella riassuntiva delle principali figure e vicende trattate:
Tabella: Principali Figure e Vicende Giudiziarie Emerse a Potenza: Sintesi e Azioni del CSM
Nome Magistrato | Ruolo/Periodo Rilevante | Vicenda Principale | Accuse/Criticità Emerse | Esito/Azioni CSM Note |
Luigi De Magistris | PM Catanzaro (Investigatore Toghe Lucane) | Inchiesta “Toghe Lucane” (ca. 2003-2007) | Conduzione indagine; Proposta azione disciplinare Ministero 23 | Inchiesta archiviata/assoluzioni 15; Successiva carriera politica. |
Giuseppe Galante | Procuratore Capo Potenza | Coinvolgimento in “Toghe Lucane” 17 | Presunto membro “comitato d’affari” | Fatto decadere dalla magistratura durante l’inchiesta.17 |
Giuseppe Chieco | Procuratore Capo Matera | Coinvolgimento in “Toghe Lucane” 17 | Presunte omissioni (caso Marinagri) | Indagato, poi archiviato/assolto come altri.16 |
Iside Granese | Presidente Tribunale Matera | Coinvolgimento in “Toghe Lucane” 17 | Presunti rapporti illeciti (Banca Pop. Materano) | Trasferita d’ufficio alla Corte d’Appello di Roma dal CSM durante l’inchiesta.17 |
Felicia Genovese | Sostituto Procuratore Potenza | Coinvolgimento in “Toghe Lucane” 17 | Presunti illeciti legati alla sanità (marito DG Ospedale San Carlo) | Trasferita d’ufficio a Roma dal CSM durante l’inchiesta.17 |
Vincenzo Tufano | Procuratore Generale Potenza | Coinvolgimento in “Toghe Lucane” 17 | Indagato nel corso dell’inchiesta | Esito finale non specificato nei materiali, presumibilmente archiviato/assolto come altri.16 |
Federico Sergi | Giudice Tribunale Potenza (fino al 2022) | Incidente 2009; Uso sostanze; Inchiesta Ruoti/Salinardi | Aggressione a CC 19; Condotta incompatibile 10 | Sospensione cautelare 2 anni; Sospensione successiva (non rimozione); Trasferimento per incompatibilità ambientale accettato dal CSM.10 Continua a giudicare.32 |
Vincenzo Montemurro | Sostituto Procuratore DDA Potenza | Disciplinare Salerno; Conflitto con Curcio; Teste Toghe Lucane | Corruzione/accesso abusivo (Salerno) 21; Condotta teste 23; Mancata notifica CSM 22; Conflitto competenze DDA 9 | Censura CSM (per fatti di Salerno) 21; Proposta azione disciplinare Ministero (teste Toghe Lucane) 23; Ricorso al TAR vs revoca delega DDA.9 |
Aldo Gubitosi | Presidente Tribunale Riesame Potenza (fino al 2022) | Inchiesta Ruoti/Salinardi 10 | Contatti con indagato Salinardi; Incompatibilità ambientale | Trasferito d’ufficio dal CSM per incompatibilità ambientale.10 |
Claudia De Luca | Sostituto Procuratore Potenza (periodo 2008-2009) | Valutazione professionalità CSM 13 | Uso telefono ufficio per cartomanti; Indagini su esposti anonimi; Precedente sanzione disciplinare | Valutazione professionalità con proposte contrastanti (favorevole/sfavorevole) pendente al Plenum CSM (aprile 2023).13 |
Nota: La tabella sintetizza le informazioni principali emerse dalle fonti consultate. Gli esiti processuali o disciplinari potrebbero aver subito ulteriori sviluppi non coperti dai materiali disponibili.
L’analisi delle azioni del CSM sui magistrati potentini rivela un quadro complesso: da un lato, l’organo di autogoverno è intervenuto in diverse occasioni con trasferimenti 10, sospensioni 19 e censure.21 Dall’altro, alcune decisioni – come la mancata rimozione di Sergi nonostante la richiesta del PG e i suoi precedenti 19, la sanzione della censura a Montemurro per i fatti di Salerno a fronte di altre questioni emerse 21, o la valutazione ancora incerta su De Luca 13 – possono alimentare la percezione di una certa clemenza o di una difficoltà nel sanzionare in modo incisivo condotte ritenute problematiche. Questo contribuisce ad alimentare il dibattito più ampio sull’effettiva capacità del sistema disciplinare di garantire la piena responsabilità dei magistrati.44
(Sezione 7) Conclusione: Un Sistema Sotto Pressione – Sintesi e Prospettive
L’analisi delle vicende giudiziarie che hanno interessato la Procura e il Tribunale di Potenza negli ultimi decenni restituisce l’immagine di un sistema messo a dura prova. Il fallimento processuale dell’inchiesta “Toghe Lucane”, pur avendo scosso profondamente l’establishment locale, si è concluso senza condanne per le accuse principali, lasciando aperti interrogativi sulla sua genesi e gestione.15 Lo scandalo del bar interno al tribunale gestito da un clan mafioso 24 ha rappresentato un picco di allarme, rivelando una vulnerabilità sconcertante nel cuore stesso dell’istituzione giudiziaria. Le figure di singoli magistrati, come Federico Sergi e Vincenzo Montemurro, sono state al centro di ricorrenti controversie, procedimenti disciplinari e conflitti interni, offuscando l’immagine di imparzialità e rigore richiesta dalla funzione.9 Accanto a questi episodi eclatanti, emergono criticità sistemiche quali la cronica lentezza dei processi 14, la frequente scure della prescrizione 3, e la denunciata carenza di risorse 40, che minano l’efficienza e l’effettività della giustizia. Il ruolo di vigilanza del CSM, pur presente con interventi specifici 10, appare talvolta oggetto di dibattito sulla sua incisività e coerenza.13
Le implicazioni di questo quadro sono profonde. La percezione di una giustizia lenta, a tratti opaca, soggetta a scandali interni e potenziali infiltrazioni esterne, rischia di erodere la fiducia dei cittadini, fondamento essenziale dello stato di diritto. Quando figure istituzionali chiamate a garantire la legalità finiscono esse stesse sotto indagine o sanzione disciplinare, o quando la criminalità organizzata riesce a penetrare fisicamente nei luoghi simbolo della giustizia, il danno all’immagine e alla credibilità del sistema è incalcolabile.
Restano aperte domande cruciali: le vicende analizzate sono solo la punta di un iceberg o rappresentano fenomeni contenuti? I meccanismi di controllo interno e di autogoverno della magistratura sono sufficientemente efficaci nel prevenire e sanzionare le condotte illecite o inopportune? Quali riforme strutturali e culturali sono necessarie per rafforzare l’integrità, l’efficienza e la trasparenza del sistema giudiziario potentino e, più in generale, italiano?
Appare indispensabile un impegno costante per una maggiore trasparenza nell’amministrazione della giustizia, per una rigorosa applicazione dei principi di responsabilità disciplinare, e per l’allocazione di risorse adeguate che consentano agli uffici giudiziari di funzionare in modo efficiente e rapido.12 In questo contesto, il ruolo del giornalismo investigativo e della vigilanza da parte dell’opinione pubblica rimane fondamentale per illuminare le zone d’ombra e stimolare un dibattito informato sulla necessità di preservare e rafforzare l’integrità di uno dei pilastri fondamentali della democrazia.
Altre malefatte con tantisimi altri nomi e cognomi di vice procuratori onorari (particolari), giudici (con crisi ormonali) che favoriscono malavita e organizzazioni criminali (tranne quelle non paganti o concorrenti delle loro famiglie), famiglie mafiose, con relative porcate loro e famiglie, e le relative denunce le trovate nelle live oppure nei nostri convegni.
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Fonti pubbliche utilizzate:
- https://www.treccani.it/enciclopedia/mani-pulite_%28Dizionario-di-Storia%29/
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1361031/potenza-il-bar-del-tribunale-gestito-dal-clan-mafioso-37-arresti.html
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1367827/potenza-rolex-e-omega-falsi-processo-prescritto-per-ida-bollettino.html
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1361031/potenza-il-bar-del-tribunale-gestito-dal-clan-mafioso-37-arresti.html
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1044207/sanita-lucana-nella-bufera-arrestato-pittella-ai-domiciliari-22-misure-cautelari.html
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1418972/potenza-porno-ricatto-all-ex-assessore-comunale-ora-si-indaga-per-diffamazione-orchestrata.html
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1361031/potenza-il-bar-del-tribunale-gestito-dal-clan-mafioso-37-arresti.html
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/bat/1348385/giustizia-truccata-a-trani-il-processo-si-sposta-a-potenza.html
- https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/potenza/cronache/giustizia/2022/09/28/guerra-in-procura-a-potenza-il-tar-accoglie-il-ricorso-del-pm-montemurro
- https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/potenza/cronache/giustizia/2022/07/21/caso-salinardi-il-csm-trasferisce-i-giudici-potentini-gubitosi-e-sergi
- https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/potenza/cronache/giustizia/2024/01/26/anno-giudiziario-a-potenza-carenza-di-organici-la-maggiore-criticita
- https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/potenza/cronache/giustizia/2023/01/28/anno-giudiziario-a-potenza-ancora-troppi-processi-lumaca
- https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/potenza/cronache/giustizia/2023/04/21/csm-valutazione-di-professionalita-per-il-pm-de-luca-per-il-periodo-2008-2009-a-potenza
- https://www.vulturenews.net/potenza-causa-di-lavoro-dopo-23-anni-il-tribunale-da-ragione-al-giornalista-beppe-lopez/
- https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/potenza/cronache/giustizia/2023/05/10/inchiesta-toghe-lucane-assolto-lex-magistrato-bonomi
- https://www.ilfoglio.it/giustizia/2023/05/11/news/la-disfatta-giudiziaria-di-de-magistris-sulle-toghe-lucane-5280189/
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/notizie-nascoste/64852/l-inchiesta-toghe-lucane-condotta-dal-pm-di-catanzaro-luigi-de-magistris.html
- https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1349959/potenza-il-csm-trasferisce-i-giudici-gubitosi-e-sergi-per-incompatibilita-ambientale.html
- https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/giudici-non-pagano-mai-ecco-perche-riforma-cartabia-non-basta/1d948a6c-8598-11ec-8635-603a8d5f6968-va.shtml
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- https://www.lecronachelucane.it/2017/07/13/il-csm-sanziona-il-pm-potentino-vincenzo-montemurro-censura-per-lui/
- https://parlamento16.openpolis.it/atto/documento/id/13548
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- https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-mafia-italiane/86718-maxi-operazione-antimafia-a-potenza-37-arresti-smantellato-il-clan-martorano-stefanutti.html
- https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1361301/potenza-bomba-carta-davanti-a-un-bar-del-centro-storico-e-guerra-tra-clan.html
- https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1361191/potenza-omicidio-tetta-del-2008-nuove-accuse-per-i-vertici-del-clan-martorano-stefanutti.html
- https://www.brindisireport.it/cronaca/brindisi-processo-truffa-bonus-facciate-udienza-preliminare.html
- https://www.lecronachelucane.it/2022/07/21/le-follie-della-giustizia-potentina-arrivano-in-parlamento-interrogazione-di-fratelli-ditalia-al-ministro-cartabia/
- https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1254929/potenza-clan-riviezzi-condannati-i-boss-e-i-politici.html
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1361031/potenza-il-bar-del-tribunale-gestito-dal-clan-mafioso-37-arresti.html
- https://lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1361031/potenza-il-bar-del-tribunale-gestito-dal-clan-mafioso-37-arresti.html
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- https://www.csm.it/web/csm-theme/consiglio-superiore-della-magistratura/attivita/disciplinare
- https://www.questionegiustizia.it/articolo/la-disciplina-dei-magistrati-tra-diritto-vigente-e-prospettive-di-riforma
- https://www.csm.it/web/csm-theme/consiglio-superiore-della-magistratura/attivita/disciplinare
- https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/giudici-non-pagano-mai-ecco-perche-riforma-cartabia-non-basta/1d948a6c-8598-11ec-8635-603a8d5f6968-va.shtml
- https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2023&numero=149

Marco De Luca è un nuovo scrittore impegnato nella lotta contro le mafie, il crimine organizzato, le piccole criminalità, la violenza fisica e psicologica, il narcisismo e le truffe, perpetrate verso gli uomini. Nato nel 1973 in una tranquilla città del Piemonte e cresciuto a metà in Emilia Romagna ha fin da giovane sviluppato una forte consapevolezza politica e di giustizia. Dopo gli studi, Marco ha deciso di dedicarsi oltre che al proprio lavoro, ai suoi hobby (fotografia, tecnologia, scienza, lettura, al volontariato in vari corpi, ecc…) ma mai tralasciando il senso di Giustizia che lo ha pervaso fin da piccolo, grazie anche alla famiglia composta da Magistrati, Giudici, Avvocati e appartenenti alle Forze dell’Ordine. Nel 2018 dopo aver subito violenze, truffe, minacce, ecc… da famiglie criminali di bassa lega, e constatando la criminalità, la mafia, l’ignoranza che gira nelle procure e nelle aule di “presunta giustizia” si dà alle denunce pubbliche su giornali e emittenti televisive ed alla fine alla scrittura per denunciare l’illegalità, la violenza delle organizzazioni criminali, e il loro insediamento nelle procure e tribunali, di loro associati. Da quel momento in poi, Marco ha continuato a scrivere e denunciare pubblicamente a livello nazionale denunce ed articoli sulle mafie, il crimine organizzato, la criminalità e la truffa, raccontando non solo la propria storia, ma anche quelle di cui è venuto a conoscenza in tutta Italia, similari, di persone che hanno chiesto il suo parere.
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